Dino Villani
“Linea Grafica” – anno XXIX n.1 – gennaio -febbraio 1975
«[…] La scultura di Ceppi esercita un forte potere suggestivo perché esprime dei simboli che sono stati resi in modo fantastico e quindi colpiscono immediatamente e restano bene impressi.
La realtà degli elementi esce trasfigurata da un’interpretazione che lascia pensare allo spettacolo del creato che deve essersi presentato nei particolari a Noè, dopo il Diluvio. Le cose gli debbono essere apparse come fossilizzate mentre erano soltanto coperte dal limo seccatosi al sole: monumenti sepolcrali di quello che erano stati in rigoglio: costruzioni splendide, alberi lussureggianti, oggetti leggiadri, fuori della realtà consueta, nella esaltazione del ricordo.
È un mondo spento, quello che cerca di proporre Ceppi, rigenerandolo con un sottile senso interpretativo, condito da un pizzico di poetico fantarealismo, che lascia presagire la immancabile resurrezione, perché la vita non può finire.
Ma è necessario tracciare anche un sia pur breve profilo di questo artista seriamente impegnato ad esprimere quel che sente dopo di aver ben assimilato quello che gli ha suscitato sensazioni.
Diplomatosi brillantemente a Brera sotto la guida di Messina; con una tesi sul poliedrico artista Umberto Milani (al quale forse si sente vicino con lo spirito) ha macerato la sua preparazione, come dimostrano i tormentati numerosi disegni nei quali la ricerca per approfondire i contenuti e per catturare la forma nella sua essenza, si associano ad una resa lirica dell’immagine che porta poi alla realizzazione di una scultura nella quale la materia assume una consistenza che potremmo dire quasi esclusivamente spirituale. Disegni, dipinti e sculture hanno non soltanto dei tratti perfettamente coerenti e comuni, ma mostrano di essere le tappe di un medesimo discorso iniziato col tratto tremulo ed aereo del disegno, oppure maggior consistenza con la materia cromatica che accenna ai volumi dei dipinti, per poi sfociare nella realizzazione dell’immagine a tutto tondo, con una materia plastica fremente tanto da lasciar sentire il movimento.
A questo risultato l’artista è arrivato a tappe, sia pure soffermandosi alle varie stazioni per cogliere successi e riconoscimenti, come è avvenuto per esempio con la realizzazione del Battistero e della Via Crucis e col paliotto della chiesa di Cimnago o per il crocifisso in bronzo alto due metri e venti per Nostra Signora di Fatima, la chiesa di Meda.
Del resto la maturazione è stata rapida poiché si può dire che ha cominciato a produrre per l’esterno e ad esporre nel 1971 e cioè appena dopo aver lasciato Brera (dove è tornato poi per essere anche attualmente insegnante a quel Liceo Artistico): è stata rapida perché egli si è impegnato a fondo e non si è accontentato dei successi ottenuti quasi subito e d’improvviso, ma ha saputo porsi una meta che continua ad allontanarsi a mano a mano che egli, con una decisa caparbia volontà, arriva ad avvicinarcisi od a sfiorarla. Ceppi ha quindi, insieme con le doti naturali che traspaiono evidenti, anche la tempra dell’artista che vuole andare lontano senza arrampicarsi ma conquistando passo passo la propria posizione stringendo i denti e lavorando con un impegno sempre più convinto.»