Don Stanislao Brivio
da “Avvenire” 30 dicembre 1978 – anno XI – n. 364
« […] È un’interpretazione originale del significato della natività e continua la tradizione lombarda della scultura in cotto, che ebbe l’avvio con i grandi maestri del ‘300. L’opera vuole essere una proposta alla devozione cristiana, perché legga nel presepio quegli elementi essenziali e perenni che affondano le loro radici nel Vangelo lucano, custode poetico dell’infanzia e della mansuetudine di Cristo, e nell’amore rispettoso e infuocato del poverello d’Assisi che lo rivisse con l’umile gente di Greggio…
Il presepio-scultura continua l’essenzialità di “quell’evento”: tre semplici statue (i protagonisti della cascita), materiali tra i più umili (legno e terra), perché la lettura sia a tutti comprensibile.
Tutti devono poter leggere in un’opera sacra il suo significato con chiarezza e immediatezza, per potere poi, come Francesco d’Assisi, prolungare personalmente la meditazione in una coerente testimonianza di vita…
L’opera non è fine a se stessa, ma vuole aiutare tutti a rivivere il fatto che rappresenta.
L’artista e scultore Ceppi, con le sue opere, arricchisce spiritualmente e culturalmente la sensibilità di chi s’avvicina ad esse, non prevenuto, ma con la spogliazione umile e feconda di Betlemme…»