Pasquale Colacitti
Dalla presentazione in catalogo – personale 1971 – Biblioteca Civica di Saronno (MI)
«[…] “una nuova spiritualità dell’arte ”. Ceppi parte da tale convinzione, assimilando le lezioni di Alexander Calder, e Milani da una parte e di Alberto Giacometti dall’altra ma senza imitarli, bensì cercando un suo modo di esprimersi e inserendo una personale visione ottimistica dell’uomo. L’uomo per Ceppi non è uno sfasciume di carne, un materialista chiuso nel cerchio di un egocentrismo distruttivo, ma è una creatura che sa amare il suo simile e la sua natura, che sa aprirsi alla comprensione del mondo.
Questa sua nota ottimistica nella quasi universale visione tragica del mondo di sapore baconiano, si inserisce nelle poche voci degli artisti che credono ancora nell’uomo nato per amare e capire gli altri.
[…] Ceppi parte sempre dalla realtà anche quando le sue forme ritmiche, dinamiche, astratte eseguite in rete metallica e plastica, in gesso, in terracotta e in ferro si aprono nello spazio e si concretano negli elementi essenziali della scultura: la plasticità con le varie dimensioni. Il giovane scultore però non resta insensibile agli aspetti drammatici dell’uomo contemporaneo come si può osservare nelle opere “esplosioni” e “frammenti”. Egli non fa parte dello stuolo numerosi dei tanti improvvisatori che cercano di ingannare il prossimo con trovate alla moda, ignorando come si modella un dito in modo figurativo, ma di quei pochi giovani scultori impegnati in una ricerca personale dopo aver compiuto con il massimo profitto studi sull’arte figurativa.
Sono certo della sua futura affermazione «personale» e del suo inserimento tra i nomi che contino perché possiede le tre qualità necessarie: il talento, la volontà, una chiara visione critica, tutti elementi indispensabili per costruirsi un mondo personale nel campo dell’arte.»